SOMMARIO
- 0.0.0.1 Antonio Canal detto Canaletto Il bacino di San Marco
- 0.0.0.2 Antonio Canal detto Canaletto Piazza San Marco verso est
- 0.0.0.3 Antonio Canal detto Canaletto Il Canal Grande da Santa Chiara verso Santa Croce
- 0.0.0.4 Antonio Canal detto Canaletto Il Ponte di Rialto
- 0.0.0.5 Bernardo Bellotto Il Ritorno del Bucintoro al molo nel giorno dell’Ascensione
- 0.0.0.6 Giandomenico Tiepolo Il minuetto
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Antonio Canal detto Canaletto Il bacino di San Marco
E’ una mostra che racconta la città di Venezia. E mette a fuoco un secolo intero, di una straordinaria vitalità, il Settecento.
“Canaletto & Venezia” è il titolo dell’esposizione aperta sabato 23 febbraio a Palazzo Ducale, organizzata dalla Fondazione Musei Civici, curata da Alberto Craievich e impeccabilmente allestita da Daniela Ferretti.
Una mostra di respiro internazionale, nata da un progetto sviluppato con la “Reunion des Musèes Nationaux – Grand Palais”, che narra le contraddizioni di un secolo complesso, le sue anime diverse.
Tutta l’esposizione ruota attorno a Antonio Canal, detto il Canaletto (1697 – 1768), oggi l’artista più celebre del Settecento veneziano, il vedutista che più di ogni altro ha codificato l’aspetto di Venezia nella forma che è oggi nell’immaginario collettivo mondiale.
Nelle sue opere ci conduce attraverso un’esperienza visiva, grazie a una tecnica “illuminista” nella scientifica definizione delle immagini, ed è la città stessa a diventare opera d’arte.
“Pensare oggi a Venezia è come osservare le vedute di Canaletto” afferma Gabriella Belli, direttore della Fondazione Musei Civici – La città è rimasta quella, e il pittore racconta una città passata, ma anche possibile”.
Il percorso espositivo è dedicato alla grande arte veneziana del Settecento, e permette di ricostruire l’immaginario del tempo, il tessuto sociale, culturale, e politico della città.
A Palazzo Ducale sono esposte 25 opere di Canaletto, con alcuni pezzi mai visti a Venezia e prestiti di grande valore da parte di prestigiose collezioni private inglesi.
Attorno a queste un intenso allestimento in 11 sale comprende altri 80 quadri e venti sculture, oltre a una corposa presenza di incisioni e disegni e alla straordinaria esposizione di porcellane, per un totale di oltre 270 pezzi.
Canaletto è messo in qualche modo in contrapposizione a Giambattista Tiepolo.
Artisti coetanei, ma diversi. L’uno trasforma la visione della città in un’opera d’arte, con prospettive scientifiche e attraverso scenografie teatrali, utilizzando una pittura molto densa, a strati sovrapposti. Per arrivare alla luce che illumina capolavori come le due vedute che arrivano dalla National Gallery di Londra e dal Museum of Fine Arts di Boston, rispettivamente “La chiesa e la scuola della Carità del laboratorio dei marmi di San Vidal” e “Il Canal Grande da Palazzo Balbi a Rialto”. Dipinge Piazza San Marco, il suo bacino, il Canale Grande, le feste dell’Ascensione con le barche a corteo del Bucintoro.
Giambattista Tiepolo attraverso una luce chiara e brillante fa evolvere le ultime forme del Barocco in personaggi astratti e surreali, che dialogano con la semplicità dei gesti e la sinuosità degli sguardi. Ne sono esempi in mostra “Nettuno offre a Venezia i doni del mare”, già di casa al Ducale e la “Danae” che arriva da Stoccolma o il grandioso telero “La morte di Giacinto” da Madrid.
E poi c’è la pittura emozionale di Giambattista Piazzetta con la sua celebre “Indovina”, la mitologica e raffinata di Sebastiano Ricci e Antonio Pellegrini, quella naturalistica di Mario Ricci come “Paesaggio in tempesta” .
Sfilano i ritratti a pastello di Rosalba Carriera, e della sua antagonista Giulia Lama con un disegno di nudo. Le vedute veneziane di Luca Carlevarijs, di Michele Marieschi, le ampie vedute di Bernardo Bellotto, nipote di Canaletto. Quelle pre- impressionsite di Francesco Guardi come “L’udienza nella Sala del Maggior Consiglio” in arrivo dal Louvre o il disegno che ritrae il Teatro La Fenice dalle collezioni del Correr.
Non mancano i Pulcinella di Giandomenico Tiepolo, le raffigurazioni borghesi di Pietro Longhi.
Due sculture in marmo mitologiche di Antonio Tarsia e Pietro Baratta arrivano dal Victoria and Albert Museum di Londra.
Un capitolo a parte per le celebri porcellane, di cui sono esposte sia i rarissimi pezzi della manifattura veneziana Vezzi sia la collezione Meissen.
La parabola della città inizia con il modello dorato del Bucintoro e si conclude con il tema delle rovine di Piranesi.
Una mostra dal carattere internazionale, che ricostruisce l’immagine di Venezia che abbiamo. “Quella che l’ha resa spettacolare, scenografica, che amiamo e la ha resa cara” conclude il curatore Alberto Craievich.
Aperta fino al 9 giugno. Per informazioni: http://palazzoducale.visitmuve.it/
Articolo di Filomena Spolaor
Alcune immagini della mostra