Una visione di mostra diffusa, di partecipazione allargata, che sempre più spesso aiuta in un’inclusione sociale.
Il red carpet di Esterno Notte a Mestre ha dato modo anche a chi non ha potuto recarsi materialmente al Lido di poter seguire alcuni film significativi presenti alla Mostra del Cinema. Un ‘decentramento’ culturale che martedì 4 settembre ha ospitato all’IMG Cinema l’esordiente regista Emanuele Scaringi, sul grande schermo nella sezione “Orizzonti” con la trasposizione cinematografica del fumetto “La profezia dell’armadillo” di Zerocalcare. Presente in sala a discutere del film insieme al pubblico e a Elisabetta Da Lio, responsabile del servizio Circuito Cinema, anche Simone Liberati, nel ruolo del protagonista.
Una storia urbana, che parla della vita dei giovani nei quartieri delle città metropolitane del mondo. I trentenni non esistono più, come gli gnomi, il dodo e gli esquimesi. Adesso c’è l’adolescenza, la post-adolescenza e la fossa comune. I trentenni sono una categoria superata, a cui ci si attacca per nostalgia, come il posto fisso” si legge nelle note di regia del film.
La generazione di Zero è cresciuta negli anni Novanta quando i trentenni erano visti come degli adulti, persone salde con un preciso posto nel mondo. Oggi che è diventato trentenne si trova sospeso in un limbo. Come tanti suoi coetanei la vita non è molto cambiata dalla fine della scuola. In bilico fra un lavoretto e l’altro, alcuni costretti a vivere con i genitori, altri a reinventarsi continuamente.
È una sfida rischiosa rendere cinematografico un fumetto. L’approdo al grande schermo dell’opera bestseller di Zerocalcare “La profezia dell’armadillo” ne conserva lo spirito, disegnando una poesia per immagini che parla dei giovani. Al pubblico in sala il film è piaciuto, e secondo molti lettori del fumetto la trasposizione cinematografica è riuscita a mantenere la freschezza dell’opera senza eliminare quel senso di malessere che permea i personaggi l’opera di Zero Calcare.
Michele Rech, 33 anni, meglio conosciuto come “Zerocalcare” ha sceneggiato il film, una produzione di Fandango e Rai Cinema, con Oscar Glioti, Valerio Mastandrea e Johnny Palomba. “Sono stati bravi i sceneggiatori, perché hanno saputo cogliere la frammentarietà del fumetto – ha spiegato Scaringi al pubblico – Questo non funziona in modo autonomo, e la trasposizione nel film amplifica il racconto”. La forza di questa “graphic novel” sta per il regista nel riuscire a raccontare “l’elaborazione di un lutto con il tono della commedia”, che è difficile mantenere in un film.
Al centro del racconto è la presa di coscienza della morte prematura per anoressia di Camille, un’ amica di pre-adolescenza di Zero divenuta poi il suo primo amore inconfessato. Lui è un disegnatore che vive nel quartiere periferico di Rebibbia, Tiburtina Valley, da cui si parte ma difficilmente si arriva. Con le vignette non si guadagna, e sopravvive dando ripetizioni di francese e creando illustrazioni per gruppi musicali punk indipendenti. La sua vita trascorre tra un va e vieni da un capo all’altro della città per inseguire lavoretti occasionali e far visita alla madre (Laura Morante). Quando torna a casa lo aspetta la sua coscienza critica: un armadillo (Valerio Aprea) in placche e tessuti molli, con cui si avventura in irreali conversazioni. Ad affiancare Zero nelle piccole imprese quotidiane, c’è Secco (Pietro Castellitto), l’amico di sempre. Presente anche quando la notizia della morte di Camille mette in discussione le poche certezze dell’artista dissacrante, evocando i dubbi e il senso di incomunicabilità che contagiano un’intera generazione di “tagliati fuori”.
Scaringi non poteva fare solo “il verso” alle tavole di Zerocalcare. “Questo fumetto non è di super – eroi, ma di persone che sono in cerca di lavoro, la cui crisi li ha sbalzati fuori dai cicli della produzione” ha sottolineato il regista. I personaggi sono degli uomini intrappolati, e il riferimento è all’adolescenza degli anni ’90. Il film è privo di colori accesi, e i protagonisti sono ancora immersi in un’atmosfera “grunge”. Scaringi ha seguito questo stile anche nelle riprese, usando un formato super-panoramico, preferendo non “stare addosso ai personaggi con la macchina a mano, come sembra di moda adesso” ha precisato.
Liberati, già visto in “Cuori puri” ha dato ascolto al suo istinto, confidando al pubblico “abbiamo assorbito più dalla lettura dei fumetti di Zerocalcare, che dalla sua esperienza, perché Michele Rec è difficile da frequentare, è sempre barricato dentro casa che scrive per mesi”.
Michele Reich traspone nei suoi fumetti tutta la violenza quotidiana delle periferie. E a Scaringi interessano i luoghi abitati dalle persone normali, le teste pensanti delle periferie. Quella di Zerocalcare è ironica e dissacrante, da cogliere anche nel ruolo di sceneggiatore di un film e da esempio per i giovani talenti.
(Articolo tratto dal Gazzettino a firma Filomena Spolaor, pubblicato il 5 settembre a pag. XXV)