IL 2023: UNA NUOVA FILOSOFIA OMNICANALE E INTERCONNESSA, UNA COMUNICAZIONE LEALE, AUTENTICA E EMPATICA, RICORDANDO CHE L’ “ALTROVE” È QUIIL MIO INTERVENTO A LEGAL FOR DIGITAL FRIENDS PER PARLARE DEL 2023
Una filosofia omnicanale interconnessa, una comunicazione leale, autentica e empatica ricordandoci che l'”altrove” oggi è qui, a portata di click. Omnicanalità consapevole che mette in relazione tutti i punti di interconnessione.
Su cosa consigli di puntare nel 2023? Questa la domanda dell’Avvocato Alessandro Vercellotti, alias l’Avvocato del Digitale di Legal for Digital s.r.l. studio specializzato nell’ambito digitale e tech, durante l’appuntamento di Legal for Digital Friends dell’Academy.
Un evento online a cui hanno partecipato dieci speaker per parlare di 2023 a chi fa business. Cinque ore di formazione con un solo obiettivo: la crescita professionale.
UNA NUOVA FILOSOFIA DI OMNICANALITÀ INTERCONNESSA E “ALTROVE”
Sicuramente nel 2023 nuovi cambi di mercato e conseguentemente nuovi comportamenti e reazioni continueranno a influenzare le nostre scelte.
Gli aspetti su cui mi sento di focalizzare l’attenzione sono una nuova filosofia di omnicanalità interconnessa, e miglioramento delle competenze di intelligenza emotiva e una comunicazione rispettosa, leale e autentica.
Mi spiego meglio: si tratta di tre elementi fondamentali che sono strettamente interconnessi nella nuova visione, ma che non sempre vengono rispettati e sono causa di crisi reputazionale, di abbandono del brand, di “un effetto domino” che condiziona la percezione anche nel lungo termine. Il web non dimentica! e questo deve essere la nostra linea guida su cosa evitare, come evitare e perché evitare di entrarvi con una presenza negativa.
Quello su cui punterei nel 2023, è sicuramente una piena consapevolezza di omnicanalità interconnessa. Di ciò che significa, di ciò che rappresenta e ciò che garantisce: coerenza, fiducia, rispetto. Una vera e propria filosofia da applicare al brand per tutelarlo. Ovvero coerenza tra online e offline, tra sedi diverse, tra valori, tra azioni e parole, tra partecipazione e imposizione di regole e valori. Perché il punto di incoerenza anche nell’omnicanalità è la relazione tra narrazione e fatti (documentabili attraverso dati). Serve equilibrio tra parole e fatti.
Qui abbiamo il punto più alto di rischio di crisi. I fatti, i dati e le azioni non corrispondono a ciò che il cliente si aspetta, e le aspettative del cliente si basano sempre su ciò che ha letto, sperimentato e vissuto in uno dei punti di contatto durante l’esperienza. Ma questo vale anche per i nostri collaboratori. Qualsiasi parola che genera incoerenza con i fatti diventa un rischio alto di frustrazione, delusione, abbandono.
E ciò che non ricordiamo è che il mercato è molto ampio e articolato e ciò che non trovo qui lo posso trovare altrove. L’”altrove” oggi è più vicino, con nuove opportunità e con nuovi valori (più simili ai miei!). Mentre prima “l’altrove” era lontano, non si conosceva bene ed un “luogo” di cui nessuno parlava. Con il web oggi è tutto diverso: posso vedere “l’altrove” da vicino, sentirlo parlare, sentirne parlare e percepire l’esperienza e le sensazioni da chi lo vive quotidianamente. E attenzione: dai dati che il web ci fornisce attraverso i propri strumenti. Quindi non sono idee, non idealizziamo, ma oggettiviamo una visione.
I giovani questo lo sanno fare bene: analizzano i dati, verificano la coerenza tra parole e fatti, sanno sfruttare gli strumenti per recuperare le informazioni e le mettono in comparazione.
Per essere concreta posso vedere tramite LinkedIn il tasso di abbandono di un’azienda, farmi un’idea, ascoltare, comprendere le linee guida o meno, capire se l’interazione è spontanea o “gradita”. E lo stesso posso fare per il prodotto, il servizio, il brand in generale. La capacità di ascoltare è una competenza che oggi ci permette di accedere a una mole di informazioni incredibili.
Dunque un’esperienza che oggi può essere fisica, virtuale, ibrida e interconnessa, dunque deve avere linee guida precise su ogni aspetto, ma soprattutto, fondata sulla coerenza e sulla lealtà.
UNA QUESTIONE DI FIDUCIA E DI RISPETTO
Tradisco la tua fiducia quando non rispetto te, le tue aspettative, le mie parole non corrispondono a fatti, non ho dati per dimostrare ciò che racconto.
Le persone sono il centro e devono esserlo anche nell’esperienza ma il punto è che le persone sono prima di tutto all’interno dell’azienda e poi nell’intero ecosistema che ruota attorno ad essa.
E questo è un punto di attenzione da non dimenticare, perché la lealtà parte da dentro e o è un valore o sono parole che ci tornano indietro come crisi reputazionale. E qui entriamo in un altro aspetto fondamentale del 2023, come stiamo vivendo il mercato? il luogo di lavoro? la nostra identità, le nostre emozioni? quanto ci stiamo rispettando e quanto ci stanno rispettando come professionisti e come persone? I dubbi che partono da dentro l’azienda riverberano anche fuori, dunque partire dal capitale umano è necessario. Ma i dati ci raccontano un nuovo fenomeno:
Dopo le “Grandi dimissioni” si parla di “Recessione dei talenti”. Ciò che è fondamentale ricordare è non farsi trovare impreparati. E dunque iniziare quell’analisi dei potenziali rischi ai quali siamo quotidianamente esposti. La cultura del rischio oggi è più che mai fondamentale nelle nostre attività perché ci permette di evidenziare criticità in maniera sempre più consapevole e ci pone nella condizione di rispondere con responsabilità. La comunicazione è sicuramente un asset sul quale costruire un nuovo sistema di interazione sia fisico che virtuale per rispondere in maniera efficace alle nuove situazioni e sensazioni. Ma deve essere consapevole, responsabile, leale e sostenibile nel lungo periodo.
Tra gli aspetti che caratterizzano questo momento vi sono una riduzione degli investimenti, tagli al personale, riduzione delle assunzioni; e chi continua a farlo si trova di fronte persone “prudenti” che vogliono conoscere bene valori e solidità aziendale. Il punto è che questi aspetti non dovrebbero aprire conversazioni in maniera antagonistica. Non si dovrebbe iniziare con attacco-difesa o con “ma”. Che tra le altre cose ricordo essere una congiunzione che contrappone e dunque mette già in disequilibrio quella che potrebbe essere l’inizio di una narrazione comune. Chi è all’interno dell’Organizzazione (pensiamo ai dati e non alle nostre esperienze personali) vive disorientamento, stress, e spesso “frustrazione” rispetto al futuro incerto. E dunque tra i consigli che quotidianamente condivido con aziende, professionisti e studenti vi è quello di costruirsi un’identità online basata sulla lealtà, l’oggettività dei dati e un piano di contenuti che soddisfa chi si avvicina a noi per entrare a far parte del team; contenuti di chi lavora con noi e che è la migliore testimonianza di chi siamo, cosa facciamo e perché lo facciamo, e qui se non basiamo tutto sulla lealtà, abbiamo già “una crisi pronta ad esplodere”.
I VALORI PARTECIPATI
Dunque valori ma reali, nati da una visione partecipata dell’azienda, da una comunicazione trasparente che allinea costantemente su obiettivi, azioni e KPI. E che è consapevole delle sensazioni del mercato, di ciò che ognuno di noi prova.
Nessuno ne è escluso perché l’effetto domino è talvolta del tutto inaspettato: la mancanza di materie prime, i costi che lievitano e duplicano, un cliente che si ritrova a dover tagliare drasticamente il budget. Potrei elencare centinaia di casi in cui negli ultimi tre anni, in maniera incontrollabile e incontrollata il mercato ha dovuto fare fronte a emergenze e crisi importanti. Al di là di quella più importante e impattante a livello sanitario.
Dunque partiamo da queste sensazioni che il mercato vive quotidianamente e a cui dobbiamo rispondere con rispetto, empatia e in una visione omnicanale.
Il punto è che il mercato è fatto di persone, e i loro comportamenti cambiano influenzati da ciò che avviene all’interno del mercato in una interconnessione generale.
A volte dimentichiamo che persone e professionisti sono un tutt’uno e che l’influenza del mercato impatta sulla famiglia, sul lavoro e dunque sullo stile di vita, aspirazioni e ambizioni.
Qui entriamo poi in un altro aspetto: le persone attuano comportamenti influenzati dal mercato e da ciò a cui sono esposte in una interconnessione generale e omnicanale riflettendo anche su “quanto in questo scenario le loro aspirazioni possono trasformarsi in realtà. E se possono realizzarsi nel qui o nell’altrove”.
5 punti su cui riflettere domani quando siamo al lavoro:
- Conosciamo le aspirazioni dei nostri collaboratori? Se sono realizzabili, in quanto tempo? Lo abbiamo fatto presente? E i loro valori? Se non lo abbiamo ancora fatto, proviamo a iniziare da domani, la nostra azienda potrebbe migliorare significativamente;
- Quando facciamo un colloquio ci mettiamo nei panni di chi sta vivendo una situazione di mercato non particolarmente favorevole e con sensazioni di poca chiarezza?
- La nostra comunicazione è leale? Quanto condividiamo con i nostri collaboratori rispetto all’andamento economico, previsionale e di crescita nei prossimi 5 anni? Spesso succede che una mancanza di dati in una situazione di stress generi paure irrazionali. Vogliamo questo all’interno della nostra organizzazione?
- Siamo coerenti offline e online? Abbiamo una mappa con linee guida da seguire e da far seguire a chi collabora con noi per garantire coerenza e affidabilità?
- Eliminiamo il “ma” e partiamo da una visione di punti in comune per costruire la miglior comunicazione, senza dimenticare di ascoltare attivamente l’intero ecosistema. Abbiamo sempre qualcosa da imparare e meglio costruire ponti di comunicazione piuttosto che “farci murare la nostra reputazione”.