SOMMARIO
- 1 Il potere dello storytelling per il tuo brand: 5 punti per costruire la tua storia di successo
- 1.1 Il tuo perché: lo storytelling inizia da qui
- 1.2 Conosci il tuo pubblico e ascoltalo
- 1.3 Non smettere di ascoltare il tuo interlocutore
- 1.4 Adesso è il momento di scegliere il tuo messaggio chiave per il tuo storytelling
- 1.5 Ora che siamo arrivati qui: scegli il formato giusto per il tuo storytelling
- 1.6 E dunque, non ci resta che “confezionare” lo storytelling anche esteticamente
Il potere dello storytelling per il tuo brand: 5 punti per costruire la tua storia di successo
di Francesca Anzalone
Il potere dello storytelling per il tuo brand è incredibile! Chi ha iniziato ad applicarlo nella strategia di marketing digitale ne ha compreso immediatamente i benefici; soprattutto ha rafforzato la brand reputation. Come? Attraverso più recensioni e naturalmente positive. Un esempio pratico di cosa può portare un lavoro di storytelling all’interno delle strategie? Il Milton Boutique Hotel di Jesolo 4* S che ha ricevuto il Traveller Review Awards 2024 con un punteggio di 9,4/10, nostro cliente da anni. Come ha raggiunto il suo obiettivo? Costruendo uno storytelling digitale leale, responsabile basato sul perché e affiancando la narrazione a servizi in loco di altissima qualità e mettendo al centro l’ospite in una strategia omnicanale.
Prontə ad annotarti i 5 elementi chiave per costruire la tua storia di successo (di personal brand)? e quella del tuo brand? Prendi carta e penna e inizia ad annotare i passaggi. Come sempre a me piace rendere applicabile la teoria fin da subito.
Il tuo perché: lo storytelling inizia da qui
Lo storytelling inizia dalla tua storia, ovvero da cosa ti ha spintə a creare il tuo brand. Il perché è la leva più potente che possiamo innescare, non solo per la narrazione, ma anche per la nostra consapevolezza. Perché più il perché si avvicina ai nostri valori e alle nostre passioni, più lungo e duraturo sarà il nostro viaggio. Dunque visione e missione chiari fin da subito e accompagnati dal perché.
A questo proposito se non lo conosci è giunto il momento di parlare di Ikigai (ovvero del nostro senso della vita). Lo utilizzo da sempre e lo consiglio anche ai miei corsisti.
Mi sono chiesta molte volte se stessi seguendo la mia strada, se la comunicazione fosse davvero il mio Ikigai. L’ho fatto dopo i primi cinque anni (l’entusiasmo dell’inizio, Internet che iniziava a prendere piede, i primi siti web, la formazione agli overo 60, alle donne inoccupate, ai ragazzi delle scuole), chiedendomi se fosse quello il mio futuro. La tesi di laurea, il mio primo libro, il mio primo progetto per conto dell’Università e quella passione per il web che mi portava sempre più a scegliere la mia strada. La comunicazione ha definito la mia strada, e io, mattoncino dopo mattoncino ho definito me stessa in funzione di obiettivi da raggiungere per poter seguire quella strada. Ho fondato una società di comunicazione e formazione che si basa sul digitale, ho iniziato ad insegnare all’Università comunicazione digitale, a lavorare a progetti nazionali e internazionali costruiti sul digitale e la conversazione digitale e le opportunità del digitale. E mentre gli anni passavano, gli strumenti miglioravano, le dinamiche cambiavano e io ero sempre più curiosa e coinvolta nello scoprire l’evoluzione. Sono passati venticinque anni. Quando lo dico sobbalzo, perché mi sembra ieri quando per la prima volta sono andata online. Perché per la prima volta si è aperto davanti a me un mondo digitale. E ancora oggi, quelle emozioni mi fanno dire “questo è quello che avrei voluto fare”. E naturalmente sorrido quando i miei studenti con la più grande naturalezza utilizzano i device con l’approccio di chi ci è cresciuto. Il mio perché? Un mondo consapevolmente connessi, fatto di consapevolezza di noi e degli strumenti e naturalmente di grande responsabilità nell’utilizzarli stimolando sempre un pensiero critico.
Conosci il tuo pubblico e ascoltalo
Sono sempre stata una grandissima appassionata di storie e questo mi ha portata ad essere una spettatrice costante a qualsiasi tipo di spettacolo. Devo dire anche piuttosto esigente, capacità di lettura, interpretazione, mimica e coinvolgimento mi facevano sempre seguire delle compagnie piuttosto di altre. E, cosa assolutamente non trascurabile, la capacità di coinvolgere il pubblico. Che significa avere un ampio repertorio da cui attingere per fare vivere l’esperienza migliore e non limitarsi a proporre quello che era “già pronto”. Certo, mica si cambiava argomento o personaggi, ma la capacità di personalizzarlo in base al pubblico, beh quello è fondamentale. Il teatro lo insegna perfettamente. Ci sono dei piccolissimi dettagli, accorgimenti, suggestioni che fanno comprendere che dietro a quel momento c’è un’attenzione verso il pubblico. C’è l’ascolto.
E quello che ho imparato nel tempo è che: non si può parlare bene con tuttə! Si rischia di non parlare bene con nessuno. Bisogna fare una scelta, dedicarsi ad un pubblico specifico e a quel pubblico specifico dare il meglio. La domanda da porti a questo punto è a chi ti vuoi rivolgere con la tua storia? e una volta identificato il tuo pubblico di riferimento (in marketing si chiama target) inizia ad ascoltarlo più che puoi per comprendere i bisogni, gli interessi, le esigenze. Il tuo obiettivo è quello di fare risuonare la tua storia con il pubblico. Solo così riuscirai a rendere quell’esperienza, la migliore.
E come sempre l’esperienza è ciò che rimane impressa.
Non smettere di ascoltare il tuo interlocutore
“Una lezione memorabile, un evento che non dimenticherò, che esperienza incredibile” queste sono le frasi che vorremmo sempre sentire. E non è impossibile sentirle, anzi, basta ascoltare bene, personalizzare e disegnare il percorso con grande consapevolezza e responsabilità in ogni minimo dettaglio. Poi, non smettere di ascoltare. Il segreto è qui.
Una volta mi è capitato di sedermi davanti ad un imprenditore per presentare un progetto di comunicazione. Dopo una ventina di minuti si blocca e mi dice: “beh ma se parlo solo io quale valore mi stai dando?”, la mia risposta fu: un ascolto profondo. Si spazientì, mi disse che non era ciò di cui aveva bisogno e fu ostile fino a quando non lesse “la nostra storia”. Si emozionò fino a commuoversi. E mi disse “grazie per avermi ascoltato”, la nostra collaborazione continua e ha superato una decade. Fu in quel momento che capii che ero sulla strada giusta, che dovevo continuare ad ascoltare. Questo lo facevo già nelle attività formative e di e-Learning (nel libro del 2002) parlo proprio di questo aspetto fondamentale di comunicare e ascoltare le conversazioni per costruire l’esperienza migliore in aula (che sia fisica o virtuale). Ma vale in ogni ambito.
Dunque ascoltalo per iniziare, e continua ad ascoltarlo sempre. Perché “tutto è in movimento” e “tutto cambia” o come diceva Eraclito “tutto è in divenire”. Il nostro quotidiano ce lo conferma, un cambiamento costante nel quale siamo inseriti, soprattutto a livello di innovazione tecnologica e digitale, ma anche rispetto ai comportamenti. E dunque, non smettere di ascoltare ci permette di continuare a raccontare la nostra storia, senza annoiare.
Adesso è il momento di scegliere il tuo messaggio chiave per il tuo storytelling
Come spiego sempre sia nei corsi che nelle consulenze, non possiamo riempire la testa di informazioni, messaggi e magari anche incoerenti. Troppe cose rischiano di modificare la percezione. Scegli il messaggio per cui vuoi che la tua storia venga ricordata. Per cosa devono ricordare il tuo brand, che cosa vuoi trasmettere?
Ho seguito così tanti corsi di formazione, miglioramento personale, scrittura che potrei citare un centinaio di versioni di questo aspetto: come “da defunto cosa vorresti ricordassero”, “quando esci da una stanza”, “quando non ci sei e ad un cena diventi argomento di conversazione”, e potrei proseguire a lungo. Ma il punto è uno: dobbiamo avere uno scopo che coincide appunto con il perché lo facciamo e dunque, la cosa più semplice ed efficace è trasformarlo in un messaggio chiaro, breve e memorabile.
Scrivi nel notes una serie di perché vorresti essere ricordatə e come, un elenco che ti permette di fissare le idee sulle quali tornare a riflettere. E mettile in relazione con il perché dell’inizio. Da qui puoi solo costruire qualcosa che ti rappresenta appieno.
Ora che siamo arrivati qui: scegli il formato giusto per il tuo storytelling
E qui sto già rispondendo a una delle domande più frequenti che ricevo da sempre “in base alla tua esperienza, cosa funziona meglio?”. La risposta la abbiamo sopra, il pubblico, il nostro pubblico ce lo dice sempre. Non siamo noi a decidere, ma siamo noi ad ascoltare, conoscere e comprendere. Dunque, se vuoi trovare il formato giusto ascolta il tuo pubblico. E grazie alle interazioni, al digitale, ai sondaggi e a tutte le modalità di interazione online e offline, lo possiamo addirittura chiedere direttamente.
Poco tempo fa ho lanciato un sondaggio nella mia Community di Instagram e la risposta è stata il video. Per quel tipo di contenuto, per quel tipo di pubblico e per quel tipo di relazione che abbiamo instaurato. Fatto in quella di LinkedIn la risposta è stata il podcast.
E dunque, non ci resta che “confezionare” lo storytelling anche esteticamente
Non sono una amante della spettacolarizzazione, ma dell’estetica sì. Attenzione però che deve sempre seguire i nostri valori e dunque per me: autenticità e lealtà sono alla base. Dunque il consiglio è attenzione ai dettagli, ad ogni minimo elemento della storia (perché nel suo piccolo rappresenta un nucleo da sviluppare): cura le immagini, cura i video, cura i testi, disegna l’esperienza, ma sii sempre leale.
E attenzione, non si tratta di un aspetto meno importante. “Last but not least!”, dunque segui i passaggi nell’ordine che ti ho suggerito. Non avere fretta nel confezionare la storia. Inizia con una serie di annotazioni su cui riflettere. Prendi appunti, tanti, il più possibile. Fai scorrere le idee, ricerca nella memoria. Pensa ai momenti più emozionanti che hai vissuto rispetto ad ogni singolo aspetto. Chi hai incontrato, con chi hai conversato? Annota, emozionati, ricorda, e poi inizia a creare la tua storia. Da dove sei partitə? Dove ti trovi oggi? Come sei arrivatə qui? Dove vuoi andare?
Ricorda che le cose “dichiarate” sono le migliori, perché chi ti ascolta sa anche come poterti aiutare a raggiungere le tappe che desideri. E adesso buona scrittura.
Ah, dimenticavo, ho sempre studiato Letterature Straniere (compresa la laurea, e compreso l’indirizzo filologico-letterario), ma questo è “solo” un aspetto della mia passione. O forse la conseguenza 🙂
Se questo argomento ti è piaciuto e vuoi saperne di più scrivimelo sui social o in email info@netlifesrl.com
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Company Profile
Netlife s.r.l. è una società di comunicazione e formazione specializzata nel digitale che offre consulenze, corsi e strategie dedicate alla notorietà e tutela della brand e corporate reputation.
Si occupa di posizionamento digitale di brand e corporate, di strategie di comunicazione digitale per la notorietà del brand; di brand identity e corporate identity, di media relations e digital PR, di pianificazione dei contenuti per la brand reputation e awareness, di piani editoriali, di content marketing, copywriting. Si occupa inoltre di tutela della brand reputation e corporate reputation con una visione leale, consapevole e responsabile #consapevolmenteconnessi.
A questi servizi affianca l’attività di formazione in presenza e online, sia personalizzata on demand che a catalogo attraverso corsi in auto formazione in e-learning.
Fondata nel 2000 da Francesca Anzalone, esperta di comunicazione e cultura digitale, docente accademica e autrice di libri, saggi, articoli e rubriche specializzate in riviste di settore, vanta oggi una vasta esperienza con aziende, holding, multinazionali, enti nazionali e internazionali, istituzioni e PA.