La spettacolarizzazione della narrazione visiva tra online e offline: stiamo tutelando il brand?
La tutela del brand oggi deve essere parte integrante delle nostre attività. Viviamo nell’Economia della Reputazione e tutto ciò che dobbiamo fare è mettere in perfetto equilibrio l’attività di valorizzazione del brand con quella di protezione e analisi dei rischi. Per questo che da ormai 13 anni ho deciso di specializzarmi anche in questo tipo di comunicazione.
Oggi voglio condividere con te una riflessione sull’impatto della spettacolarizzazione sulle nostre vite e sulla nostra professione. Ovunque ci giriamo c’è una proposta di spettacolarizzazione, dal make up all’outfit, dall’evento alla presentazione del progetto, dal chi siamo a dove viviamo. E se manca la spettacolarizzazione allora “cammuffiamo con un filtro”.
Fino a pochissimo tempo fa gli esperti del settore parlavano di spettacolarizzazione dell’informazione, del contenuto, di ciò che veniva condiviso. Abbiamo visto la nascita di filtri di ogni tipo, e il tutto per intrattenere e confezionare qualsiasi tipologia di contenuto.
Un bene? un male? sostenibile? insostenibile?
Come sempre parto dal punto per cui voglio essere riconosciuta: la tutela del brand.
Un nuovo packaging per i contenuti di qualsiasi tipo, come confezionarlo?
Spesso mi sono chiesta se il packaging “vale più del prodotto”. “Voglio un sito bello”, “Dobbiamo stupire”, “Effetto Wow!”, “Lasciamoli sbalorditi”, sono solo alcune frasi tra le più ricorrenti nelle riunioni. E poi, di fronte a un gesto onesto, leale, di amore ci stupiamo. Ci stupiamo di fronte a ciò che dovrebbe essere la normalità, la bellezza di un gesto, l’onestà emozionale e intellettuale, perché siamo abituati alla finzione. Da qui nasce la mia riflessione sui comportamenti.
Vorremmo strabiliare e chi non riesce allora critica chi ce l’ha fatta. Ma andiamo con ordine e partiamo da ciò che possiamo fare nel migliore dei modi.
Quell’effetto Wow! ci permette realmente di vendere di più o ci fa ricordare per qualcosa di “evenescente”?
“E’ davvero ciò che desideri per il tuo cliente?” mi fermo a chiedere in sala riunioni o davanti alla telecamera durante le consulenze. Il prodotto passa in secondo piano, è magari il packaging, l’evento, la situazione, che hanno colpito. Ma quale il legame diretto con l’esperienza del prodotto?
Puntiamo alla sincerità, alla lealtà, alla semplicità che colpisce e crea legami. Puntiamo a costruire relazioni solide e profonde, perché è qui che avviene la fidelizzazione. Puntiamo al valore e mostriamolo attraverso azioni. Le azioni di valore possono davvero generare un effetto wow!
Eppure nella maggior parte dei casi si preferisce “la perfezione”, dimenticando che viviamo in un mondo imperfetto, che siamo imperfetti e proprio in questa imperfezione risiede l’unicità.
Teatralizzare aiuta ma va fatto con consapevolezza e responsabilità
Sicuramente un video curato, in cui la persona è “presentata al meglio, valorizzata, inserita in un contesto estetico di lusso, con le luci perfettamente puntate per liftare” avrà un impatto nel breve, molto forte. Ma a lungo termine è sostenibile? E se non lo è a medio-lungo termine, il cambiamento di “visione-impatto-percezione” potrà generare criticità? E quando la persona compare offline con qualche difetto, questi non verranno enfatizzati esageratamente da un’inaspettata realtà percepita? E tutta questa “costruzione” trasferiscono lealtà o la domanda che a lungo termine potremmo porci è: ma tutto questa finzione cosa deve coprire?
Percepito lealmente e ammirazione
Sempre più spesso si insegue l’ammirazione. Quanti follower hai? E da qui valuto il tuo valore. Dunque devo inseguire il follower, devo accontentare le sue esigenze. Devo servire ciò che desidera nel modo migliore. Ma c’è una grande differenza tra l’ascolto e la restituzione e lo faccio solo per il follow. E l’incoerenza la si paga sempre, nella maggior parte con un washing o un crisi reputazionale.
Dunque vorrei partire da qui, dalle azioni prima ancora che dalle reazioni. E con un unico obiettivo: tutelare il brand o il personal brand.
Parliamo dunque di scelte consapevoli e responsabili che hanno preso in considerazione tutte le variabili e i rischi? o sono il frutto di una proposta univoca su una valorizzazione, spettacolarizzazione, teatralizzazione che “sbalordisce” per primo il cliente?
Quella narrazione straordinariamente abbondante di numeri, proposte, strumenti, opzioni, luci, grafiche, quale finalità ha?
Il semplice, diretto, immediato, leale ha perso così tanto fascino?
Non ti sto dicendo che la spettacolarizzazione è sbagliata, ma ti sto dicendo di farlo pensando alla tutela del brand
Non sono qui per demonizzare il packaging a valore aggiunto, ma sono qui per ricordare i rischi di una comunicazione che punta ad allontanare troppo dalla realtà. Sono qui per ricordare che la comunicazione, il marketing e il prodotto devono crescere contemporaneamente e contestualmente e rafforzarsi vicendevolmente.
Sono qui per ricordare che i valori sono il vero “spettacolo” che possiamo mettere in scena per infinite repliche quando sono veri.
E dunque sono qui per ricordare di migliorare qualsiasi prodotto, servizio, evento, occasione, esperienza con lealtà, perché a medio-lungo termine solo questo aspetto persiste.